Francesco Ehrenheim è l’Head of Startup Program di Peekaboo, community italiana per l’innovazione sostenibile che supporta grandi aziende, multinazionali e start up nei processi di open innovation e digital transformation.
Potete contattare Francesco su LinkedIn se avete bisogno di parlare direttamente con lui.
A che punto del tuo viaggio digitale sei?
Ho appena finito il primo step. Riprendendo il concetto di Peter Thiel è come se avessi fatto il passaggio “da 0 a 1”. È ancora tutto da costruire, in questi 5 anni il focus è stato mettere le fondamenta, da ora in avanti mi focalizzerò sul costruire il palazzo.
Come sei arrivato fin qui?
Fortuna e tanto lavoro. Sono stato fortunato a scoprire l’ecosistema start up a 19 anni e a capire che era ciò che avrei voluto fare “da grande”. Sono stato fortunato ad incontrare le persone giuste, che hanno deciso di investire una parte del loro tempo e delle loro energie per farmi crescere. La fortuna è la scintilla iniziale, poi bisogna fare crescere il fuoco con il duro lavoro.
Le persone possono vedere qualcosa in te e darti la loro fiducia, sta a te poi dimostrare che hanno avuto un’intuizione corretta. Per tornare alla domanda, sono arrivato fin qui perché Jacopo Mele mi ha preso durante il mio primo anno universitario e mi ha dato tutti gli strumenti per potere crescere, prima come sua ombra e poi, facendomi un po’ di coraggio, come Francesco Ehrenheim.
Qual è la cosa che ti piace del tuo lavoro che ti fa sopportare quella che proprio vorresti non esistesse?
Non sono un amante dei task puramente operativi. Tutto ciò che rientra sotto il cappello Amministrativo, burocratico e legale vorrei evitare di farlo molto volentieri. Invece amo creare e trovo magica l’idea che un gruppo di persone con background e ideologie completamente diverse, se messe insieme, possano inventare progetti e strategie.
Amo conoscere persone che mi possano insegnare cose che ancora non so e amo essere sotto stress.
Qual è il cambio di mindset che ti ha salvato o ti avrebbe salvato dal commettere errori?
Questa riposta può risultare strana, ma penso che il segreto sia capire che si sbaglia e si continuerà a sbagliare.
La cosa davvero importante è l’auto analisi. Ogni azione che fai, ogni persone che incontri, ogni errore che commetti ti può fare crescere.
L’importante è essere sinceri e severi, il giusto, con se stessi. Capire quali sono i propri punti deboli e le proprie mancanze e lavorare per migliorarsi è fondamentale per chi vuole affrontare un percorso come questo.
Quanto vale la pena rischiare? Raccontami di quando hai presentato qualcosa di cui un po’ ti vergognavi perché non era ancora perfetto.
Se hai paura di rischiare non puoi lavorare in questo ecosistema. Non dico che sia sbagliato avere paura di rischiare, ognuno deve vivere la vita che preferisce, dico solo che in quel caso non puoi fare Startup o progetti digitali.
Ancora oggi nessun progetto su cui io abbia lavorato è stato perfetto, alcuni sono meglio degli altri, ma comunque molto lontani dalla perfezioni.
A 20 anni ho fatto 3 giorni seduto davanti all’ufficio di Google a Milano, sotto la pioggia, fermando tutte le persone che uscivano dall’edificio per parlargli di un modo per triangolare la posizione di 2 persone e farle andare una incontro all’altra. Volevo farlo integrare a Google Maps, ovviamente senza risultati
Qual è stato il tuo momento BsoD?
Ci sono stati diversi momenti in cui sono andato molto vicino al burnout.
Fare imprese penso sia una dei percorsi professionali più complicati e stressanti e, in particolare se si inizia da molto giovani è normale vivere alcuni momenti di stress intenso che ti portano non solo a mettere in dubbio la bontà del progetto imprenditoriale, ma tutta la carriera che si è scelto.
Per superarli è stato fondamentale capire che non si può fare tutto da solo, ma è fondamentale avere i giusti compagni per aiutarti a superare quei momenti.
Quanto è difficile trovare un CTO in Italia e quali qualità deve avere per lavorare? Su quale altra professione digitale pensi non ci sia abbastanza informazione e formazione?
Trovare il team è l’attività più complicata di un imprenditore e le figure tecniche, come il CTO, sono sicuramente le più difficili. Come co-founder di una startup è importante avere un knowhow verticale sulla tecnologia core della società, ma anche un approccio business oreinted in modo da potere prendere decisioni non solo fondate sulla completezza tecnica, ma sul risultato aziendale.
Penso che manchi formazione sulle nuove modalità di fare Project Management, in particolare con un focus su tutto ciò che riguarda le metodologie usare in un contesto piccolo, flessibile e rischioso come una Startup
Investiresti più su una startup cammello (con solide basi di partenza) o su un unicorno (alta valutazione del potenziale)?
Per come sono fatto io investo il mio tempo, energie e soldi solo su possibili unicorni. Penso che in Europa funzionano ancora meglio le startup cammello, ma per la mia attitudine e il mio concetto di Startup preferisco focalizzarmi su imprese ad altissimo rischio, ma con un potenziale enorme in un periodo di tempo ristretto.